ERG CHECH 002 un meteorite dall'alba del Sistema Solare
Gli studi compiuti negli ultimi due decenni, anche con l'aiuto dei nuovi potenti telescopi spaziali, come l'Hubble, lo Spitzer e il James Webb, e terrestri come gli europei VLT e Vista, hanno ampliato la comprensione dei fenomeni legati alla nascita di stelle e sistemi planetari. Dall'idea tradizionale di una formazione, lenta, ordinata e graduale si è arrivati oggi a modelli, dove sia la formazione delle protostelle che l'aggregazione dei pianeti nei dischi in rotazione attorno agli astri nascenti procedono a grande velocità, con rapidi salti che portano in poche decine di migliaia di anni ad avere planetesimi di oltre 100 km e pianeti formati in un intervallo di qualche milione di anni. Fenomeni inaspettati come la migrazione dei pianeti gioviani verso le loro stelle a formare i famosi "giovi caldi" o gli scontri che distruggono planetesimi o li inglobano in oggetti più grandi, assieme ad attività esplosive ed intensi venti stellari dei giovani astri mostrano tutta la complessità dei fenomeni di formazione di stelle e pianeti.
ERG CHECH 002 giunge proprio da questa era lontana. E' un andesite, una roccia ignea espulsa da fenomeni vulcanici in un antichissimo protopianeta, appena 1 milione di anni dopo le prime fasi di formazione della protostella che originò il sole. Non sappiamo il destino di questo antico oggetto. Forse fu distrutto da un impatto o inglobato da un altro pianeta, ma questo avvenne 5 milioni di anni prima della formazione della terra. Le datazioni isotopiche di questo meteorite e lo studio della sua chimica e pietrologia permettono di indagare le primissime fasi di formazione del sistema solare.
ERG CHECH 002 è stato trovato nell'omonima regione dell'Erg Chech in Algeria, nel 2020 da una spedizione francese. Il meteorite è esploso durante la caduta e numerosi frammenti sono stati trovati nel deserto. Attualmente, vista la sua importanza e la rarità, questo meteorite è estremamente ambito, non solo dai collezionisti ma anche da università, musei e centri di ricerca.
Nella raccolta dell'osservatorio ne abbiamo ora un campione da 6,3 grammi, tagliato in sezione che mostra sia la parte interna che la crosta esterna.